Quella che andiamo a raccontare è una storia di incredibile sfascio quotidiano dell’Asp di Palermo. Arriva, ovviamente, dal mondo della sanità siciliana. Quel mondo di cui si discute spesso in termini ragionieristici e che nonostante dreni ogni anno svariati miliardi continua a essere il nemico dei cittadini. Non starò qui a raccontare il privato calvario di tanti cittadini ma posso dirvi, per testimonianza diretta, che siamo nell’inferno e chi ci governa fa finta di non vedere. Vi invito se avete tempo a fare un giro in alcuni reparti dei nostri ospedali. Ce n’è uno in particolare che merita la nostra attenzione: il reparto Chirurgia d’urgenza dell’Ospedale Civico di Palermo.
E’ un reparto senza primario, dove ho visto una dottoressa ricevere i parenti di un malato davanti alla porta, discutere delle patologie dell’uomo ricoverato davanti a tutti in barba a qualsiasi regola sulla privacy. Una barbarie. Spendiamo più soldi ma manca l’essenziale: a un malato in mancanza di lenzuola pulite sono state rimesse quelle che aveva girandole dall’altra parte. E non parliamo poi dell’Assistenza domiciliare integrata, altrimenti detta Adi: per riuscire ad avare un minimo di assistenza bisogna aspettare a lungo. E non si capisce davvero perché. Un malato, in condizioni critiche (diciamo tra la vita e la morte) da 15 giorni quindici aspetta che qualcuno si faccia avanti, che gli venga portato il materasso antidecubito, che un infermiere vada tutti i giorni a medicarlo.
E i parenti aspettano che qualcuno negli uffici della sempre più caotica Asp di Palermo si degni di rispondere al telefono. La rabbia non basta più: a Palermo se non hai soldi (e con questo intendiamo se non sei ricco), se non hai amici potenti, se non sei un clientes di questo o quel politico cerca di non ammalarti. E tutto ciò fa rabbia soprattutto perché questo stato di disordine, trascuratezza, sciatteria mette in ombra il lavoro eccellente di tanti medici e operatori sanitari. L’eccellenza sopraffatta dalla mediocrità, dalla spartizione politica, dalla lottizzazione, dal malaffare, dalla cattiva gestione. E l’Asp di Palermo che è un pachiderma dove domina la sciatteria. Per raccontare il disastro della sanità siciliana non bisogna parlare con i politici: per loro le porte sono sempre aperte, a loro tutti rispondono al telefono. Una sanità a misura del potere è una sanità senza cuore. Quella siciliana ha l’aggravante di essere la sanità dello sperpero e dello spreco. Segnalateci le vostre storie.
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